Passi lo stage a chiederti se alla fine sarai assunto o ti lasceranno a casa
, chiamando l’ennesimo stagista. Prova a immaginare una serata con una ragazza o un ragazzo, passi tutto il tempo a chiederti se a fine serata ci starà o meno. Non credo che la farai innamorare di te in questo modo.
Se ti piace e ti trovi bene, fai innamorare di te l’azienda:
1) Stringi rapporti con chi ci lavora dentro, porta sorrisi
. Fai stare bene l’azienda con te come una ragazza che stai portando a cena. Dai tutto, piantala di pensare a quanto poco ti pagano e mostra chi sei, quanta voglia hai, quanto sei speciale e fantastico.
2) È un investimento che fai prima di tutto per te stesso, perché migliori l’esperienza e perché ti tornerà indietro nell’apprezzamento dell’azienda. Persone cosi non sono facili da trovare.
Lo stage dura al massimo 6 mesi, in quei 6 mesi hai l’opportunità di fare innamorare l’azienda di te.
3) Se ci riesci, beh, non credo che ti lascerà andare via molto volentieri.
Certo se durante lo stage dai poco perché tanto sei pagato poco
, non fai amicizia perché gli altri lavorano la e tu sei solo lo stagista, l’orario non è cosi importante da rispettare, tanto sei stagista, pensi che ti sfruttino, che ti stanno solo usando, tanto sei stagista, che non ti insegnano niente, tanto sei stagista… so già come andrà a finire.
Beatrice
Ciao!
Per curiosità mi sono letta qualcuno dei tuoi articoli nel blog e che dire: sono d’accordo! Io sto facendo un tirocinio ma, visto che voglio mi tengano assolutamente, non solo mi faccio in quattro ma cerco di portare idee nuove. Ho però la fortuna di essere capitata in un posto dove lo stagista di solito viene considerato una risorsa importante. Sarà che sono nel terzo settore-no profit e là si percepisce un’aria più “casual” anche ai vertici. Dicevo, lo stagista o tirocinante viene preso per quello che è: se non si rivela un peso si riconosce trattarsi di una boccata d’aria fresca per l’azienda. L’entusiasmo poi nasce naturale quando in due mesi impari più che in otto di master! È che secondo me, io stessa l’ho fatto in passato, non sono i ragazzi a scegliersi lo stage. Cercano cose pseudo inerenti al loro percorso di studi (magari deciso senza troppe motivazioni pure quello) e si buttano di controvoglia. Mentre dovrebbero essere più carichi e motivati, pensare davvero con cognizione di causa e ambizione. Che male non fa! Essere parte della corrente e non venirne trascinati è fondamentale. Aiutano gli altri che devono includerti e non escluderti nei progetti, le riunioni. Io mi stavo per commuovere quando mi hanno chiesto come la pensassi per la prima volta. Poi ci si allarga, cercando sempre di non farlo troppo. E ora ti faccio però la domanda: come si deve comportare lo stagista con colleghi, capi e supercapi? Posto che anche possa diventare culo e camicia con quelli del magazzino la segretaria e chi sta a dieci piani di differenza, le “amicizie della macchinetta del caffè” quanto si deve esporre con i colleghi con cui lavora strettamente. L’amicizia tra stagista e chi potenzialmente potrebbe decidere delle tue sorti può funzionare? O meglio aspettare di vedere se alla fine sto contratto arriva e poi valutare di approfondire i rapporti personali? Io sono per questa qua. Ma aspetto di sentire la tua opinione!
Grazie
Beatrice
robertomairo
Ciao Beatrice!
Grazie per aver letto gli articoli e grazie per quello che hai scritto! Trovo che sia scritto molto bene ed è molto “vero”. Ci sono alcune parti fantastiche, tipo la commozione di quando ti chiedono cosa ne pensi, rende proprio il messaggio che voglio mandare con il blog!
La domanda è assolutamente sensata. Spesso si fa fatica a capire a che livello ci si deve sentire inseriti. Questo perchè lo stage non è un contratto vero e proprio, quindi gli altri non sono colleghi veri e propri, e cosi via.
Il mio suggerimento è questo. Se l’ambiente ti piace e ti fa sentire bene, sentiti completamente parte dell’ambiente! Quando arriva un nuovo compagno di squadra e mantiene le distanze, la squadra potrebbe chiedersi se al nuovo arrivato fa piacere stare in squadra. Quindi cerca di far nascere relazioni positive, dai colleghi stretti a quelli lontani, ai capi e supercapi. Ovviamente leggi la formalità dell’ambiente e rispetta le “regole non scritte” che percepisci.
Strigere rapporti farà sentire alle persone che lavorano con te che stai bene con loro e sicuramente influenzerà in positivo la decisione.
Anche perchè, non sono i capi che decidono le “sorti” dello stagista. E già, perchè i capi chiedono ai colleghi, a chi ci sta tutti i giorni con lo stagista, come sta andando e cosa ne pensa. Se instauri un buon rapporto e sei di aiuto al lavoro dei colleghi quotidiani, saranno loro a fare il tifo per te nel momento della scelta.
Sicuramente mi hai dato uno spunto per un nuovo articolo, grazie!
Roberto
sara
Ciao a tutti,
io mi occupo di relazioni con le aziende, inserimenti in stage e formazione di studenti e sono assolutamente d’accordo con Roberto Mairo, con cui mi complimenti per il bell’articolo e per l’efficace modo di “raccontare” a volenterosi studenti che vogliano inserirsi nel mondo del lavoro cosa ci si aspetta da loro con questa simpatica metafora, e con Beatrice che ha raccontato la sua esperienza diretta e di come abbia deciso di essere la vera “protagonista” del suo stage, non una “comparsa”.
Le aziende si aspettano persone che abbiano voglia di mettersi in gioco, di dimostrare che valgono, che colgano le sfide proposte così come sappiano affrontare e superare le insidie che si incontrano su ogni percorso professionale e personale. Le aziende cercano chi non si arrende o si abbatte alle prime difficoltà o che si aspetta che tutto venga insegnato stando ad aspettare di essere imboccati… il lavoro si impara anche chiedendo, guardando, sbirciando, osando! Prendete l’iniziativa, fatevi vedere proattivi, curiosi, “affamati” di sapere e i frutti, con il tempo, arriveranno.
In bocca al lupo Beatrice!
Sara
robertomairo
Ciao Sara!
ti ringrazio per il tuo prezioso commento!
Avere la conferma dal punto di vista dell’azienda è molto importante. Racconti bene cosa si aspettano le aziende dalle persone, una domanda che non ci facciamo mai. Siamo sempre troppo occupati a pensare cosa noi ci aspettiamo dall’azienda.
Per me è importante diffondere questa nuova cultura del lavoro, ci credo molto e credo che serva tirare fuori risorse incredibili come energia ed entusiasmo che le persone hanno dentro per ricominciare a costruire il futuro.Dopo tuo commento sono ancora più motivato a farlo!
Grazie perchè mi aiuti a fare meglio quello che mi piace fare!